NOTES ON “DRAG” . Confini di performatività contemporanee a confronto

31.08.23 – 10.09.23

Mattia Giuntini, Senza Titolo (Documentazione di rincorsa) , 2023 - Styling Klaryssa: Aniello Luca Migliaro; Klaryssa look: Adriana Hot Couture

Nota:

 

La performatività drag contemporanea è un’esperienza artistica di sconfinamento, luogo di riflessione critica e di aperto dibattito filosofico-antropologico, e rappresenta un oggetto teorico estremamente complesso, ricco di prospettive e di molteplici sviluppi. 

Una costellazione di pratiche e di proposte critiche che, maturata già nell’ ultimo decennio del Novecento, continua a segnare i percorsi dell’arte, della critica d’arte e dei new media, ponendo questioni che coinvolgono, innanzitutto, le nozioni di identità e di corpo.

Premessa ineliminabile per la ricerca curatoriale è stato l’esame dei primi contributi critici che, nella seconda metà del secolo scorso, hanno posto al centro del proprio interesse la corporeità. Il primo riferimento è alla pratica della Body Art e alle tesi riconducibili a Il corpo come linguaggio di Lea Vergine, dove, per uno slittamento semantico, l’artista tramite l’auto-rappresentazione diviene «soggetto e oggetto dell’opera», secondo l'ormai celebre definizione di Willoughby Sharp. In secondo luogo, Notes on Camp di Susan Sontag – da cui traiamo ironicamente spunto per il titolo della mostra – senza cui non sarebbe possibile definire alcuni aspetti dell’estetica queer-drag contemporanea. Come ci ricorda Sontag, Camp consiste anche «nell'andar contro l'inclinazione del proprio sesso. Ciò che c'è di più bello negli uomini virili è qualcosa di femminile; ciò che c'è di più bello nelle donne femminili è qualcosa di maschile... c'è in Camp […]: una predilezione per l'esagerazione delle caratteristiche sessuali e delle affettazioni della personalità̀».

In quest’ottica la mostra NOTES ON “DRAG” vuole registrare – come le note su un taccuino - tali nuove prospettive di singolarità ponendo in dialogo tra loro nello stesso spazio un gruppo di artistə eterogeneo per età, sesso, genere, provenienza geografica, carriera e mezzo espressivo, ma che fanno della del corpo il loro spazio di ricerca; insieme a loro, a puntellare lo spazio,  alcuni riferimenti al “passato” contemporaneo performativo “frocio” italiano, che  testimoniano un taglio fortemente interdisciplinare che contempla e valorizza – e riscopre - anche un aspetto creativo legato alla produzione di rappresentazioni e narrazioni: il teatro d’avanguardia militante. In questo contesto, il filone queer ha dimostrato una grande vivacità tanto da esercitare un’influenza considerevole in un certo immaginario. 

 

La categoria di performance è sicuramente il contesto critico-metodologico sul quale si è costruito progressivamente l’approccio al materiale visivo. Tuttavia, ciò che viene presentato oggi, affonda le radici e si riflette in quel linguaggio artistico ma al contempo ne conferma la svolta, nel favorire un maggiore interesse per le questioni della rappresentazione di genere, dell’auto-rappresentazione e del decentramento di certi discorsi, rinegoziando continuamente i termini della trasgressione e del binarismo. Una ricerca che permette di porsi oltre queste contraddizioni, di comunicare direttamente attraverso il corpo, di “giocare” con gli stereotipi e le sovrastrutture linguistiche inscritte in qualsiasi definizione identitaria. La pelle stessa, da confine, si trasforma in duttile materia a servizio dell’identità, mentre il corpo costituisce l’ultimo confine di senso ed esperienza.

 

Serena Gandini, Mattia Giuntini e Alberto Maggini si inseriscono nel contesto di mostra con alcuni lavori realizzati appositamente:  

Serena Gandini porta a NOTES ON “DRAG” la serie Self Portraits (2023), dedicata alle infinite possibilità dell’apparire, attraverso un’analisi nei confronti del travestimento. Serena opera su una serie di autoritratti, trasformati e modificati attraverso il mezzo pittorico. L’autoritratto le è congeniale per esprimere le molteplici realtà che costruisce intorno al corpo della donna. Trasportando gli oggetti della composizione da un piano puramente immaginario al reale dell’autoritratto, evidenzia l'apparenza ironica ed eccessiva che ne denuncia i difetti, ma anche concetti quali il consumismo, il culto dell’immagine.

Mattia Giuntini presenta, invece, Senza Titolo (Documentazione di rincorsa) (2023), omaggio a John Waters, in particolare a una scena di Multiple Maniacs (1970) che vede protagonisti Divine, musa del regista, e una finta aragosta gigante. L’opera mette in scena il confronto tra Klaryssa e un pettirosso riprodotto con un costume antropomorfo, e consiste in una sequenza fotografica scattata a camera fissa, che immortala il concitato dialogo tra i due protagonisti. Il pettirosso, simbolo premonitore della passione di Cristo, rappresenta l’idea di un futuro – o di una parte della propria identità – dal quale è impossibile nascondersi o fuggire, utilizzando il linguaggio ridicolo, artefatto, camp caro a Waters. 

Da ultimo, Urban Pastoral (2023) di Alberto Maggini. L’opera mette in scena la relazione tra la pratica del travestimento e la mimetizzazione, per ottenere attraverso un processo di dis-identificazione (come descritto da J. E. Muños) una riconfigurazione dei significati culturali codificati di oggetti e persone all’interno della società contemporanea. Essendo il camp il trionfo dell’artificio e della stilizzazione, e al contempo il travestimento un atto di mimesi, l’opera vuole evidenziare il gioco di mirroring dell’uomo nella natura, operando riflessioni anche sulla separazione tra natura e cultura effettuata nel mondo occidentale, nei secoli, per giustificare il dominio umano sulle altre forme di vita organica e inorganica. 

 

Andrea Acocella – Alberto Boncoraglio

Serena Gandini, Self-portrait, 2023. Courtesy SerenaGandini

 

Serena Gandini: Nasce a Roma nel 2001. Laureanda presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, a via Ripetta, ha partecipato a diverse mostre collettive. Nel 2019/2020 SPES CONTRA SPEM. Il viaggio per la salvezza, con due opere selezionate; nel 2020 alla mostra-concorso III Biennale dei Licei Artistici Italiani, con l’opera Scripta; nel 2022 alle VII Biennale di Viterbo Arte Contemporanea, selezionata per la partecipazione con un’opera; nello stesso anno è stata anche selezionata per la partecipazione alla Mostra Internazionale Artes – Memorie di stratificazioni – V Edizione, a Torino.


Mattia Giuntini: Nato a Pisa nel 1999, studia al CFP Bauer dove si diploma in Fotografia. Successivamente si iscrive all’Accademia di Belle arti di Brera, dove studia attualmente Comunicazione e didattica dell’arte. La sua ricerca si concentra sulla fotografia che guarda a sé stessa e indaga gli aspetti più fondanti di questo medium. Parallelamente, dal 2020 l’artista utilizza Klaryssa, il suo alter ego Drag, per esplorare le pratiche che legano l’utilizzo del corpo e le tracce che questo lascia nelle immagini e nell’audiovisivo. Dal 2021 fa parte del collettivo ComoContemporanea, gruppo che lavora all’organizzazione e alla curatela di opere, produzioni, eventi e mostre, caratterizzati da una ricerca site-specific.


Alberto Maggini: Nasce a Roma nel 1983. Si laurea in Biologia presso l’Università La Sapienza di Roma, con una specializzazione in botanica. La sua passione per l’arte lo porta ad affiancare gli studi scientifici a dei corsi serali di scultura, specializzandosi nel medium della ceramica. La continua voglia di sperimentare e confrontarsi con nuovi materiali lo spinge ad estendere la sua pratica anche ad altri medium: pittura, fotografia, installazione. Nel 2019 viene selezionato per intraprendere un master presso il Chelsea College of Art di Londra.

UFFICIO STAMPA: 

Andrea Acocella: | +39 392 9387976 | andrea.acocella@live.com


INFORMAZIONI:

www.barlina.org | info@barlina.org

MOSTRA: Notes on “Drag”. Confini di performatività contemporanee a confronto

CURATORE: Andrea Acocella, Alberto Boncoraglio

ARTISTƏ: Serena Gandini, Mattia Giunti, Alberto Maggini 

SEDE: Roma, barlina, Viale dello Scalo S. Lorenzo 49 

APERTURA AL PUBBLICO:  31 agosto – 10 settembre 

ORARI: ven-sab-dom – 15.00 – 21.00. 

BIGLIETTO:  Ingresso gratuito 

MORE INFO: www.queersummerfestival.it


Facebook: @barlina.roma | Instagram: @barlina.org_  @queersummerfestival

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